Per poterti parlare di me, devo inevitabilmente parlare dei miei genitori. Persone speciali a cui devo tutto.

Provengo da una famiglia piuttosto povera, con una sola persona a lavorare, mio padre, e ben 4 bocche da sfamare.

Mio padre era una persona molto riservata, non parlava mai, le poche volte che si concedeva era con gli amici, al bar quando giocava a carte, sua vera passione, pari solo alla pesca, altra sua grande passione. E proprio grazie ai suoi amici e alle lunghe partite al bar che faceva che ho potuto conoscere un lato del suo carattere interamente nascosto. Mio padre era sempre al centro delle battute, un uomo che amava ridere scherzare e fare battute anche taglienti. Ma soprattutto era un gran lavoratore, una persona sola con se stessa che in tutti i modi onorava i suoi figli e sua moglie lavorando anche duramente. E Dio solo sa quanto mi manca !

Mi ricordo facevamo lunghe passeggiate a S.Tommaso di Fermo, andavamo verso il fiume Tenna o verso Lido di Fermo, passando per la spiaggia, al tempo non esistevano strade ed era tutta natura selvaggia e incustodita. Ma era fantastico essere li, in silenzio a camminare con il proprio eroe.

Soprattutto  mi torna in mente quell’inverno, credo nel 1978. Nevico talmente tanto che perfino Lui non andò a lavoro.

Mi ricordo era di Martedì, quel giorno faceva particolarmente freddo, avevamo il camino come unica fonte di calore in casa, ma per quel giorno, non bastava, sia mamma che le mie sorelle appena sveglie si erano messe al lavoro per rintuzzare il fuoco, ma la casa era molto umida e grigia, Lui si era svegliato presto, era sua abitudine farlo anche nei giorni di festa. Appena sveglio, non ero stato il primo, mi accorsi che c’erano i miei scarponi a riscaldare davanti al fuoco, li aveva messi lui, era una dichiarazione silenziosa, uno dei suoi modi per comunicare.

Voleva uscire e passeggiare con me, non potevo chiedere di meglio, mi aspettò pazientemente fino a quando non finii di  prepararmi , quello sarebbe stato  un giorno speciale senza ombra di dubbio, in altre occasioni avrei mi sarei dilungato con la colazione giochicchiando con i biscotti o con i pochi giocattoli che possedevo, ma non quel giorno, quello era il tipo di giorno che prima di iniziare era già chiaramente un giorno dove sarebbero accadute cose speciali, e lo si sarebbe potuto avvertire chiaramente nell’aria,  mangiai e arraffai tutto in velocità e  andammo, meta, la spiaggia coperta da dieci centimetri di neve, un contrasto ai miei occhi anche sbagliato, mare caldo, bagno sole, e neve, cappotto, cappello guanti, freddo freddo pungente.

Quella fu una di quelle volte che mi parlò.

E mi disse:”.. Vedi figlio mio, io cerco di darti tutto il meglio, ma tu cerca di prendere tutto il meglio che ti arriva dalla vita, qua fuori è dura, il lavoro è duro, devi sempre dare il meglio di te.”

Quell’autunno comprai il mio primo motorino, con i miei soldi quelli che avevo risparmiato andando con mio padre a lavoro quell’estate, stavamo facendo le fognature per l’area piscina di Porto S. Elpidio. Avevo 12 anni.

Ecco, davanti ad un lavoro io mi comporto ancora oggi cosi, sperando di assomigliare anche solo l’1% a mio padre, che era un lavoratore instancabile, ma se si metteva in testa un obiettivo, poi la raggiungeva SEMPRE. 

Faceva un lavoro duro pala e piccone, ma amava il suo lavoro, lo faceva con dedizione e dignità, aveva la stima e il rispetto di tutti i colleghi, il primo ad arrivare e l’ultimo a posare la pala.

PER ME ERA UN EROE (e spero che da lassù ancora mi guardi con affetto e amore come un padre soltanto può per suo figlio). 

Spero che gli arrivi con tutta la forza e tutto l’impeto possibile, l’amore che provo ancora oggi per Lui, e di questo ne sono forte testimonianza le lacrime che a 56 anni ancora solcano le mie guance, anche se il mio cuore è più caldo quando penso a lui.

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